How to Antifa

Piccolo compendio dell’azione antifascista

Ri-pubblichiamo la traduzione del testo redatto dai/dalle compagn* di Manchester, originariamente pubblicato sulla loro pagina Facebook e in italiano su Staffetta.
Ringraziamo i/le compa della frazione banane antifasciste per la traduzione e per averci fornito il documento stampabile.

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Una breve panoramica di punti da considerare prima di organizzare e partecipare ad attività antifasciste che ci è stata presentata:

  • Prima di tutto, decidete cos’è realmente la vostra organizzazione, in modo esplicito. Cosa cercate di raggiungere esattamente? Cos’è possibile fare nella vostra area, utilizzando le persone disponibili e le loro abilità? Termini vaghi come “contestare” e “opporsi” devono essere scartati: la vostra discussione interna dev’essere esplicita – che cosa puntate di fare esattamente? Ed è questo il miglior uso delle persone e delle loro capacità disponibili?
  • Se volete impegnarvi nelle azioni militanti, oltre ad avere bisogno di persone capaci, avrete bisogno di operare discretamente e in modo anonimo – niente mail, niente indirizzi, niente prendersi il merito, niente che attiri l’attenzione su di sé, preferibilmente nemmeno un nome – in breve, non in un gruppo con un profilo pubblico. Questo approccio di per sé, va sottolineato, porterà a una mancanza nella capacità di reclutamento, di raccogliere fondi e avere una voce nella sfera politica più ampia.
  • I gruppi pubblici possono servire ad aggregare o radunare grandi numeri che possono essere utili per bloccare e occupare, mostrare un’opposizione collettiva, lavorare nelle comunità sociali, raccogliere e condividere informazioni, organizzare viaggi, per collegarsi con altri gruppi e per reclutare.
  • Le popolazione – cioè le persone qualunque – non dovrebbero essere portate in situazioni di confronto fisico, poiché ciò porterebbe ad arresti e ferimenti inutili ed è spesso controproducente. Una seconda Battaglia di Cable Street non è dietro l’angolo.
  • Gli antifascisti dovrebbero ingaggiare la controparte fascista solo quando è opportuno – quando il momento, la situazione e le capacità personali sono adeguate. Numerosi gruppi disorganizzati e dispersi che gironzolano offrono opportunità alle controparti. Togliersi dalle strade e raggrupparsi è parte integrante dell’azione. Non ci sono medaglie per chi crede a chance irrealistiche e regala alle controparti una facile vittoria, con tutta la propaganda e l’incoraggiamento per loro che si accompagnano a quei casi.
  • Un gruppo pubblico deve organizzare solo eventi e chiamate che è sicuro di poter difendere. Eventi comunitari/d’unità/antirazzisti adatti a tutti e tutte sono assolutamente validi, ma non sono e non dovrebbero essere etichettati come “antifascisti”. Gli organizzatori di ogni evento politico sono in ultimo responsabili della sicurezza delle persone partecipanti ad esso.
  • Un gruppo antifascista è uno strumento da usare quando è appropriato. Non può essere il sostituto per attività politico-organizzative propositive. Non dev’essere limitato da agende politiche restrittive o settarie.
  • Non c’è un approccio organizzativo buono per tutte le occasioni. Ogni situazione a seconda di dove essa sia, di quanto preavviso si ha, delle informazioni a disposizione, della quantità e il tipo di persone disponibili e della natura delle controparti; deve essere presa in considerazione.
  • La tendenza generale corrente di operare in un’area grigia fra l’azione diretta militante e la protesta di massa non è replicabile in molti altri luoghi, specialmente dove la popolazione non scende in strada. È controproducente e non tiene conto della varietà di situazioni con cui ci confrontiamo.
  • Le interminabili mischie con la polizia e i tentativi di rompere le sue linee sono una perdita di tempo e portano ad arresti e ferite inutili. Se un presidio fisso fascista è già in corso, circondato dalla polizia, non lo si fermerà. Bloccare una strada per fermare una marcia è un’altra questione.
  • Definire ogni cosa vagamente di destra o anche solo semplicemente patriottica come fascista è estremamente controproducente e facilita i fascisti nel metterci in cattiva luce e fare reclutamento. A chiunque sia così fuori contatto con la classe lavoratrice all’infuori delle proprie cerchie di ultra-sinistra non dovrebbe essere consentito di influenzare l’antifascismo.
  • Quando i fascisti dirottano valide preoccupazioni pubbliche in merito ad attacchi terroristici e pedofilia non possiamo permetterci di venir dipinti come “coloro che difendono i terroristi/pedofili/etc.”. Né possiamo permettergli di autodefinirsi come la sola voce della classe lavoratrice. Se i fascisti sono costretti a nascondersi dietro tali problemi devono essere contrastati in merito ad essi e gli antifascisti devono agire intelligentemente piuttosto che cadere nelle trappole propagandistiche. Come minimo, in queste situazioni, dovrebbero essere dispiegati striscioni e volantini appropriati.
  • Tutte le critiche devono essere mantenute interne e non diffuse sui social per non fornire informazioni e propaganda incoraggiante alle controparti.
  • Vestitevi adeguatamente – essere in grado di mischiarsi in modo anonimo con la popolazione locale è imperativo.

Traduzione e adattamento a cura della frazione banane antifasciste

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TI RICORDI?

Del politico, del personale, degli Hüsker Dü

WHAT’S GOING ON

Settembre 2006, 16 anni, l’inizio della terza liceo, dove un cumulo di ragazzini e ragazzine provenienti dall’alta borghesia cittadina, belli, perfetti e spietati come solo chi è privilegiato sa essere, non perdono un’occasione per ricordarti i tuoi chili di troppo, il tuo vestire sciatto, i tuoi capelli lunghi.
La tua unica passione sono i libri e la musica e un pomeriggio ti ritrovi in una libreria a leggere una monografia sulla musica punk-hardcore.
Ti colpisce una foto di tre uomini che guardano nella camera come se fossero stupiti di quell’attenzione su di loro: il primo ha i baffi a manubrio, il secondo è un giovane cicciottello con i capelli lunghi, il terzo ha la camicia di flanella tesa su un’evidente pancetta.
Sono gli Hüsker Dü e il libro dice che sono uno dei complessi più importanti nella storia del punk.
Qualche giorno dopo, nella biblioteca del quartiere popolare dove vivi trovi un disco di questi “Hüsker Dü”: Zen Arcade.
È la storia di un adolescente che se ne va di casa, una storia tutto sommato normale, fatta di incomunicabilità, sbattimenti amorosi, tensioni ribellistiche…
È stato scritto e composto nel 1984 da tre giovani uomini del Minnesota, ma sembra parlare di te e delle persone che hai attorno.
E la musica? Un’irrompere di possibilità nelle canzoni, dall’hardcore furibondo e velocissimo a muri di chitarre distorte, dalla psichedelia a una sensibilità melodica quasi pop.
Il disco non lo restituirai mai più alla biblioteca.

CELEBRATED SUMMER

Settembre 2013, 23 anni, corteo antifascista in una città dove vivi.
La polizia è davanti a voi, dietro loro ci sono i fascisti a sventolare le loro bandierine tricolori e a intonare i loro slogan di odio.
Vi incordonate, bardati, e cominciate a gridare contro di loro, cominciano a venire gettati dei petardi verso la polizia, i fuochi d’artificio illuminano l’oscurità di una sera che si fa sempre più calda, malgrado l’autunno…
Gli sbirri vi caricano, arretrate, ti fermi a raccogliere due bottiglie e le lanci contro di loro, poi arretri insieme agli/alle altr*.
Finito il corteo torni a casa, sentendo che è cambiato qualcosa, che quel passamontagna che hai indossato, quelle bottiglie che hai tirato, quelle poche ore di lotta sono state uno spartiacque nella tua vita: finalmente un po’ di possibile, stavi soffocando…
Ti rimbomba una canzone nella testa, “Celebrated Summer”, che parla della fine della giovinezza come della fine di un’estate che non tornerà mai più nello stesso modo.
La canzone è contenuta in un disco che avevi rubato un paio di anni prima. Il titolo di esso è “New Day Rising” e mai come prima credi che dopotutto ogni cosa abbia senso.

THESE IMPORTANT YEARS

Settembre 2016.
Sono passati solo tre anni da quel giorno, però sembra sia passato tantissimo. Lotte, delusioni, compagn* in carcere…
In una piccola assemblea discutete delle questioni relazionali, di come superare la sovrastruttura della monogamia e il ricatto del possesso.
Durante la discussione ti chiama una compagna, ma non vuole parlare di politica: è triste perché sente il tempo sfuggirle dalle mani, e i ricordi a volte sono troppo pesanti per scacciare la malinconia.
Sai cosa dirle, ma non sai come fare per non risultare stucchevole, quindi le mandi una canzone: “These Important Years”.
Il fatto è che il tempo, cari e care compagn*, non esiste per davvero, la vita è qui ed ora, e ogni anno che viviamo possiamo farne il più importante della nostra vita, e se anche può sembrare stucchevole e freakettone, dirlo rimane sempre meglio del grigiore che lo stato di cose presenti ci offre, con il rimpianto del passato e il terrore del futuro.

TURN ON THE NEWS

Settembre 2017.
Ti svegli con uno sgradevole sapore di gin scadente in bocca, ospite a casa di tua madre che passa il tempo a chiedersi perché un quasi trentenne cresciuto in un sicuro nido borghese si ostini a preferire concerti e cortei a un lavoro stabile.
I ricordi sfocati del concerto fastcore della sera precedente si dissolvono nell’aprire facebook e leggere una notizia che ti riempie di malinconia.
Grant Hart, quel ragazzone coi capelli lunghi che avevi visto in foto tanti anni prima, il batterista, cantante e fondatore degli Hüsker Dü e dei Nova Mob, era morto quella mattina di cancro.
E quella mattina in quella città che hanno dimenticato di bombardare cominci a fare una cosa che non ti capita da tempo: cominci a ricordare.
Ricordare un gruppo che ti ha accompagnato, insieme a tanti e tante, per anni, e che ci ha insegnato che un obeso omosessuale, un pacioccone in camicia di flanella e un tizio con i baffi stupidi avevano molto più da dire di tanti e tante vincenti, che non c’è bisogno di essere dei machi pieni di rancore per essere punk, che parlare della propria interiorità può essere uno specchio verso i mondi che si vivono e che essi si possono veramente ribaltare, se ci si prova davvero.

Sapete cosa vuol dire “Hüsker Dü”? Ti ricordi.