Marchionne è morto: bene. Sarebbe stato meglio fossero stati i rapporti di forza a fargli scegliere tempo fa di occupare il suo tempo facendo altro al posto di logorare il tempo dei lavoratori? Sì, dato che significherebbe che sarebbero a noi favorevoli.
Posto questo rimane comunque lecito lasciarsi strappare un sorriso dalla morte di Marchionne. Chi dice che non lo è poiché inutile sbaglia sia perché è un sorriso dato dall’odio di classe, sia perché non si vive solo per l’utile, ma anche per il dilettevole. Felicitarsi della morte di qualcuno non è eticamente sbagliato, a meno che non si stia giocando a fare i buffoni e si voglia dare qualche dignità ai concetti di pietas e umanità o si abbiamo allucinazioni di confuse danze macabre. A questo punto c’è chi dice che non lo si dovrebbe fare perché il “Marchionne-uomo” è diverso dal “Marchionne-padrone”, che quando una persona infima sta male o muore non c’è più utilità nello sprecare parole per essa perché non rappresenta più nulla. Ebbene: è una gran fesseria. La lotta di classe non è lotta contro il simbolo, è lotta che si dispiega nella materialità di questo mondo. Il “Marchionne-uomo” e il “Marchionne-padrone” sono lo stesso soggetto, non possono essere scomposti. I padroni sono marciume anche in quanto individui, non solo in quanto “simboli”, perché vivono con noi su questa Terra, non in una poesia.
CIAO PICCOLO ANGELO
Dire “restiamo umani” significa nutrire un perverso piacere per la sconfitta.
